L' architetto italo argentino Francisco Salamone, nato in provincia di Catania nel 1897, è stato il più brillante interprete in Argentina di quell' "Art Decò di Stato", ibridata di classicismo e modernità, che negli Anni 30 del secolo scorso dopo aver ispirato l' architettura dei totalitarismi europei come della democrazia statunitense, raggiunse la regione ispano americana. Attraverso la costruzione di grandi opere pubbliche le nazioni committenti intendevano esprimere la loro forza e consolidare in prospettiva storica la propria immagine. Nei suoi progetti Salamone seppe superare l' immagine corporativa dello stato assolutista, andando ben oltre un piatto allineamento alle parole d' ordine di verticismo, ordine e lavoro.

Il "grido nel paesaggio" che lanciò alla vastità delle pianure e dei cieli della pampa si diffuse attraverso una verticalità che se da un lato ne indicava l'influenza futurista dall' altro lo aiutava a concretizzare la convergenza tra monumentalizzazione e rispetto per le linee classiche.

Tra il 1936 e il 1940 Salamone diede vita a ben 70 opere in 31 umili insediamenti nella pampa a sudovest di Buenos Aires, curandone ogni aspetto: dalla progettazione alla direzione tecnica, al disegno e alla scelta dei materiali di ogni arredo di interni e urbano. In appena 40 mesi videro la luce: 11 municipi, 16 delegazioni municipali, 11 parchi pubblici e piazze, 17 mattatoi, 7 portali, 4 cimiteri, 1 scuola, 2 mercati.

Astrattismo figurativo, gigantismo, uso della metafora, prospettiva dinamica, protagonismo delle linee verticali, magnificazione della tecnologia, tutte enfatizzate dall' utilizzazione del cemento armato, che si stava diffondendo all' epoca, caratterizzarono l' architettura di Salamone.

La distorsione delle linee in alcune delle 34 fotografie in pellicola presentate in questa galleria, ottenute con l' uso del grandangolare, soluzione inusuale nella fotografia di architettura, rappresenta un omaggio dell' autore all' innovativa e appassionata indagine di forme e volumi condotta da Salamone, una metafora fotografica della sua metafora creativa. L' uso del bianco e nero, attraverso l' accentuazione dei contrasti cromatici di alcuni scatti, intende contribuire ad una lettura al contempo più intima ed estasiata del suo lavoro.