Da anni, sono già trenta, fotografo a ogni latitudine del nostro meraviglioso pianeta oceani, mari, fiumi, laghi, paludi, cascate, nuvole, distese innevate, icebergs, ghiacciai. Insomma l’acqua in tutti i suoi stadi e gli esseri viventi protagonisti degli ambienti a cui dà vita. Dove vi è acqua vi è purezza. Se ne percepisce la graditissima sensazione, una delle più nobili che ci sia concesso apprezzare. Così poco a poco ho allontanato l’uomo dai miei lavori più significativi, colpevole di inquinare la purezza in ogni sua forma, quella degli ambienti naturali ma anche degli ideali, dei sogni, dei valori.
E’ quindi forse inevitabile che ora per ritrovare un filo conduttore per la nostra esistenza, mi ritrovi nuovamente a fotografarlo in una piscina, il solo ambiente liquido in cui sia l’indiscusso protagonista, impegnato nell’ultima espressione di purezza assoluta di cui a mio avviso è capace: quella del gesto atletico.
In Piscine, che ho realizzato durante gli scorsi Campionati Mondiali di Nuoto, Roma 2009, sono così passato dal ritrarre il gesto della natura al ritrarre la natura del gesto. Prima di fornire alcune considerazioni al riguardo, voglio però porre l’attenzione sull’unica fotografia in mostra che ritrae una piscina senza gente. E’ stato inevitabile scattarla perché, al contrario degli altri impianti sportivi che quando sono deserti comunicano soltanto al passato, una piscina piena d’acqua rimane sempre un corpo pulsante, vitale, con le trame d’acqua o le corsie pronte a trasformarsi in righe su cui scrivere la prossima pagina di inebrianti emozioni, di magnetiche percezioni, di seducenti visioni. Mutanti ai miei occhi a seconda del punto temporale da cui le osservo con l’ apparecchio fotografico.
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